domenica 6 febbraio 2022

 Tommaso de Braban
LA LUPA E IL SOL
LEVANTE
Italia e Giappone tra Pearl Harbor e Salò
pag. 210  cm. 15x21  Euro 15,00


L’editore Passaggio al Bosco prosegue a pubblicare vari volumi, quasi uno alla settimana e non tralascia la storia. Questo che trattiamo oggi triguarda un argomento gravemente trascurato, vale a dire i rapporti fra l’Impero giapponese e l’Italia durante la II Guerra Mondiale. Un argomento invece molto interessante che, da ragazzo, affrontavamo con un ex ufficiale della Regia Marina in servizio a Tokio in quel paese durante il conflitto. I rapporti fra Italia e Giappone, in particolare a livello navale, risalivano all’800. Il Giappone era un paese diffidente verso le potenze coloniali, in quanto le temeva di essere aggredito. Del resto britannici e francesi ne esclusero quasi completamente la partecipazione a livello navale in Europa nonostante avessero bisogno di unità per la scorta dei convogli.
Negli Anni ‘30 si sviluppò l’alleanza con Germania e Italia, entrambe non coinvolte nelle vicende coloniali asiatiche e del Pacifico, in funzione delle altre potenze coloniali che saranno anche state democratiche in patria ma nelle colonie spesso avevano la mano pesante per reprimere le spinte indipendentistiche, forti specialmente nelle Indie m presenti anche in altri paesi, ad iniziare dall’Indonesia. Il Giappone era nemico dell’URSS e questo era un altro punto di contatto ma Tokio, nonostante l’adesione al Tripartito, rimase neutrale (o quasi), sino alla fine del 1941 quando, strangolato dal blocco delle importazioni petrolifere imposto da Londra e Washington, decise di reagire attaccando. Durante la II Guerra Mondiale, già iniziata prima, per esempio con l’acquisto di bombardieri Fiat BR.20 e di fucili 91 per la Marina Imperiale, assunse altri aspetti, ostacolata però dall’enorme distanza che separava gli alleati. Il Giappone, grazie anche alle conquiste fatte, disponeva di molte materie prime mentre la Germania aveva le tecnologie. Vi furono i viaggi dei violatori del blocco e, quando questo divenne più rigido, si passò ai sommergibili, tedeschi, giapponesi ma anche italiani e vi fu anche il volo di andata e ritorno di un trimotore italiano.
Si parla anche del periodo successivo fino a quello a quello della Repubblica Sociale, quando un addetto navale venne ucciso a nord di Pistoia dai partigiani, come abbiamo avuto modo di raccontare su S&B in un articolo di Daniele Amicarella.. Il saggio, arricchito da una interessante prefazione di Marco Valle, fornisce un quadro interessante su rapporti che non sono stati mai trattati in modo adeguato e che invece meritano maggior attenzione. Per essere il primo libro dell’autore, sicuramente un tema non scontato pieno di spunti interessanti.